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Capitolo 4: Lincontro

  Capitolo 4: L'incontro

  Era finalmente domenica. Akihiro si ritrovò davanti alla porta di Ayumi, il cuore che batteva leggermente più forte del solito. Doveva solo tranquillizzarla, niente di complicato... o almeno così pensava.

  Quando la porta si aprì, rimase completamente senza parole. Ayumi indossava il vestito che avevano visto insieme il venerdì, e su di lei sembrava ancora più bello. Il tessuto cadeva perfettamente sulle forme, dandole un eleganza naturale. Akihiro sentì la gola secca, incapace di distogliere lo sguardo.

  Ayumi si accorse della sua reazione e, con un sorriso divertito, gli chiese: -"Beh? Come sto?"

  Akihiro, preso alla sprovvista, rispose di getto: -"Ti sta... benissimo. Sei davvero bellissima."

  Il rossore salì immediatamente sul volto di Ayumi, che si coprì un po' il viso con le mani. Poi, cercando di riprendersi, si avvicinò con fare impertinente. -"Sei così imbranato quando fai i complimenti" disse ridendo. -"Ma... grazie."

  Dopo un attimo di esitazione, tirò fuori il telefono. -"Scattiamo una foto?" chiese con un filo di esitazione.

  Akihiro esitò. Lui non era tipo da foto, ma vedere Ayumi così entusiasta gli fece cambiare idea. Con un sospiro, annuì. Ayumi sorrise soddisfatta e si posizionò accanto a lui, avvicinandosi più di quanto si aspettasse. Dopo qualche scatto, si guardarono per un secondo in silenzio, poi Ayumi si schiarì la voce e disse: -"Va bene, è tutto pronto. Andiamo!"

  Akihiro, ancora assorto nei suoi pensieri, non reagì subito. Sentì solo una pacca sulla schiena che lo fece sussultare. -"Terra chiama Akihiro! Non possiamo far aspettare la tua famiglia!"

  Con un sospiro profondo, cercò di rilassarsi e insieme si incamminarono verso casa sua.

  Il tragitto fu stranamente silenzioso. Akihiro sentiva una strana tensione crescere dentro sè, come se ogni passo verso casa fosse più pesante del precedente. Non era il fatto di presentare Ayumi ai suoi genitori a metterlo a disagio, quanto il pensiero che stessero recitando una parte. Fino a che punto avrebbero dovuto spingersi con questa finzione? E se sua madre o suo padre si accorgessero che c'era qualcosa di strano?

  Arrivarono davanti alla porta di casa e si fermarono. Akihiro si passò una mano tra i capelli, nervoso. Anche Ayumi sembrava aver preso la sua solita spavalderia. Scambiarono un'occhiata incerta, nessuno dei due osava muoversi.

  -"Forse dovremmo-" iniziò Ayumi, ma prima che potesse finire la frase, Akihiro fece un respiro profondo e spinse la porta.

  Appena varcata la soglia, furono accolti dal calore familiare della casa. Sua madre fu la prima a vederli e in un attimo si precipitò verso Ayumi con un sorriso radioso.

  -"Oh, ma che ragazza adorabile! Sei bellissima!" esclamò stringendola in un abbraccio.

  Ayumi, colta alla sprovvista, rimase rigida per un attimo, poi ricambiò l'abbraccio con un sorriso imbarazzato.

  Il padre di Akihiro, più discreto, osserva la scena con un'espressione divertita e annuiva con approvazione.

  Nel frattempo, Hana si avvicinò al fratello con occhi pieni di curiosità. -"Ehi fratellone, come hai fatto a trovare una ragazza così carina?"

  Akihiro incrociò le braccia e, con un finto atteggiamento da spaccone, rispose: -"Beh, sono un ragazzo fortunato, no?"

  Ayumi si irrigidì immediatamente e divenne rossa come un pomodoro. -"Idiota!" disse a bassa voce, dandogli un leggero pugno sul braccio.

  Sua madre, intanto, si voltò verso Ayumi con uno sguardo pieno di affetto. -"Tesoro, mettiti comoda, questa è casa tua. Intanto io vado a preparare la cena."

  Ayumi annuì timidamente mentre il padre di Akihiro, con un sorriso soddisfatto, seguiva la moglie in cucina.

  Proprio in quel momento, Hana corse incontro ad Ayumi e, senza pensarci due volte, le avvolse le braccia intorno alla vita in un tenero abbraccio.

  Ayumi sgranò gli occhi per la sorpresa, ma poi si sciolse in un sorriso dolce. Akihiro la osservò in silenzio: quel piccolo gesto sembrava aver spezzato definitivamente il ghiaccio.

  Forse, per quella sera, avrebbero davvero potuto sembrare una coppia. Anche se... quando di questa finzione era davvero finzione?

  Hana, stringendo ancora Ayumi in un tenero abbraccio, si scostò leggermente e con il suo solito entusiasmo disse: -"Io sono Hana! Ho dodici anni!"

  Ayumi sorrise dolcemente e annuì. -"Lo so già, Akihiro me ne ha parlato."

  Alla sua risposta, Hana si voltò verso il fratello con un sorriso in volto. Poi si voltò verso Ayumi e disse: -"Dai, sorellona, vieni! Ti faccio vedere la mia camera!"

  La parola sorellona fece scattare qualcosa dentro Akihiro. Sentì un leggero disagio, una sensazione strana che gli serrò lo stomaco. Odiava il fatto che stessero fingendo. Non voleva prendere in giro nessuno, specialmente la sua famiglia. Ma, ancora una volta, rimase in silenzio.

  Ayumi, invece, sbattè le palpebre sorpresa. -"Hai detto... sorellona?"

  Hana annuì con entusiasmo. -"Sì! Ti dà fastidio?"

  Ayumi rimase un attimo in silenzio, poi il suo viso si illuminò con un sorriso sincero. -"Per niente. Mi piace."

  Senza perdere tempo, Hana prese la sua mano e la trascinò con sè, ridendo. Akihiro le osservò allontanarsi, poi sospirò e avviò in cucina, dove i suoi genitori stavano preparando la cena.

  -"Quelle due sembrano andare davvero d'accordo" commentò, cercando di sembrare il più naturale possibile.

  Sua madre si voltò verso di lui con un sorriso pieno di affetto. -"Hai scelto proprio una ragazza carina" disse dolcemente. -"E sembra anche molto educata."

  Akihiro sentì di nuovo quella strana sensazione nel petto. Una ragazza carina... una scelta... Ma questa non era la realtà. Stava mentendo, e più la bugia andava avanti, più si sentiva a disagio.

  Tuttavia, non disse nulla. Si limitò a sorridere debolmente e ad annuire. -"Vado a vedere cosa stanno combinando" disse prima di uscire dalla cucina.

  Si diresse verso la stanza di Hana e si affacciò alla porta. -"Ragazze, eccomi qua."

  Non fece un tempo a finire la frase che Hana si girò di scatto e lo puntò con un dito. -"Non guardare!" esclamò con aria drammatica. -"Ayumi mi sta truccando, voglio farti una sorpresa!"

  Akihiro sollevò un sopracciglio, divertito. -"Ah sì? Allora mi allontano e aspetto in camera mia."

  Rise leggermente, chiudendo la porta alle sue spalle. In fondo, quella serata stava prendendo una piega diversa da come se l'era immaginata.

  Akihiro si distese sul letto, fissando il soffitto. I pensieri gli giravano in testa, confusi e ingombranti. Amava veramente Ayumi?

  Si sforzò di darsi una risposta. La trovava carina, affascinante, e stare con lei gli trasmetteva calore, una sensazione di felicità che provava quasi solo con lei. Ma era davvero amore?

  Scosse la testa. No, non era ancora sicuro. Qualcosa gli mancava.

  E poi c'era Aoi. Solo il pensiero di lei gli faceva accelerare il battito. Non capiva perchè, ma con lei era diverso. Anche se non la conosceva ancora a fondo, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano sentiva qualcosa di incredibile. Un' emozione che con Ayumi c'era, ma non era così forte.

  Voglio stare di più con lei... voglio capire meglio cosa provo.

  Mentre era immerso nei suoi pensieri, una voce squillante lo richiamò alla realtà.

  -"Fratellone!"

  Si alzò dal letto e uscì dalla sua stanza, trovandosi davanti Hana. Aveva il viso illuminato da un trucco leggero, frutto del lavoro di Ayumi. Con un sorrisetto pieno di aspettativa, gli chiese -"Allora? Come sto?"

  Akihiro la osservò per un attimo, poi sorrise con sincerità. -"Sei veramente carina, Hana. Ayumi ha fatto un ottimo lavoro."

  Hana esultò e si girò verso Ayumi, lanciandosi in un abbraccio. -"Grazie, Ayumi! Sei bravissima!"

  Ayumi ricambiò il gesto con un sorriso, anche se il cuore le batteva forte.

  Hana. senza perdere tempo, corse via per mostrarsi ai loro genitori. Akihiro rimase solo con Ayumi, che abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzata.

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  -"Grazie per il complimento" mormorò piano.

  Akihiro, però, si fece improvvisamente serio. Fece un passo avanti, il suo sguardo si addolcì, ma nei suoi occhi si leggeva un peso.

  -"Ayumi..."

  Lei lo guardò, sorpresa dal tono della sua voce.

  -"Più tardi dobbiamo parlare."

  Le parole la colpirono come un pugno nello stomaco. Sentì un brivido lungo la schiena, come se il pavimento sotto di lei stesse per crollare. Il suo respiro si fece irregolare. -"O-okay..." balbettò cercando di mascherare la turbazione.

  Akihiro annuì appena e si voltò per andare in cucina.

  Ayumi rimase immobile per qualche istante. Non trovava le forze per muoversi. Era la fine?

  Sentì gli occhi pizzicare, ma si costrinse a non cedere. In silenzio, si diresse verso il bagno, aprì il rubinetto e si spruzzò l'acqua sul viso. Guardandosi allo specchio, sospirò profondamente.

  -"Dai, Ayumi, non è ancora successo nulla" si disse, cercando di calmarsi.

  Si diede un' ultima sistemata e, con un respiro profondo, uscì dal bagno per raggiungere gli altri in cucina, con il cuore pesante.

  Arrivata in cucina, Ayumi si sedette accanto ad Akihiro. La tavola era già apparecchiata, e il profumo della cena riempiva l'aria. Cercò di rilassarsi, ma sentiva ancora il peso delle parole di Akihiro dette poco prima.

  Il padre di Akihiro, che fino a quel momento era rimasto piuttosto silenzioso, si schiarì la voce e rivolse per la prima volta una domanda direttamente a lei. -"Ayumi, che lavoro fanno i tuoi genitori?"

  Lei alzò lo sguardo sorpresa, poi rispose con calma: -"Lavorano nel mondo della ristorazione. Sono sempre molto impegnati, quindi a casa non ci sono spesso."

  Il padre di Akihiro annuì, accettando la risposta senza fare ulteriori domande, e riprese a mangiare.

  La madre di Akihiro, però, la fissò per qualche istante, notando qualcosa nel suo sguardo. C'era una tristezza nascosta diestro il suo sorriso educato, un velo di malinconia che non riusciva a mascherare del tutto.

  -"Ayumi, va tutto bene?" le chiese dolcemente.

  Ayumi si riscosse e la guardò. Poi, con un piccolo sorriso, rispose: -"Sì... è solo che stare qui mi fa sentire felice. In questa casa sto provando sensazioni che non ho mai provato prima. Il modo in cui mi trattate... mi fa sentire parte della famiglia."

  La madre di Akihiro sorrise, visibilmente toccata dalle sue parole. -"Mi fa piacere che la pensi così, Ayumi. Sei sempre la benvenuta."

  Dopo un attimo di silenzio, la donna le fece un'altra domanda, più delicata. -"Senti Ayumi, hai fratelli o sorelle?"

  Ayumi rimase immobile per qualche secondo. Una sensazione di vuoto le strinse il petto. Abbassò leggermente lo sguardo prima di rispondere con voce calma ma carica di emozione. -"Purtroppo no... I miei genitori hanno sempre desiderato un altro figlio, ma non è mai stato possibile. Io non dovevo neanche nascere, se ora mi trovo qui è grazie ad un miracolo."

  Un silenzio pesante calò sulla tavola. La madre e il padre di Akihiro la guardarono con occhi colmi di comprensione.

  -"Siamo dispiaciuti" disse la madre con dolcezza. -"Ma sappi che puoi venire qui ogni volta che vuoi."

  Ayumi alzò lo sguardo, sorpresa dalla loro gentilezza. Un calore le si diffuse nel petto, e un sorriso sincero le illuminò il viso. -"Grazie... davvero."

  Akihiro, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare, si sentì improvvisamente un idiota. Fino a poco prima aveva pensato solo come risolvere la loro situazione, senza rendersi conto di quanto Ayumi potesse sentirsi sola.

  Senza pensarci troppo, allungò la mano sotto il tavolo e prese la sua, stringendola con delicatezza.

  Ayumi rimase immobile al contatto. Il calore della sua mano la colse alla sprovvista, facendole trattenere il respiro. Il cuore iniziò a batterle più forte, e abbassò lo sguardo per vedere chi fosse.

  Quando si accorse che fosse Akihiro, sentì un'inondata di emozioni travolgerla.

  Si bloccò immediatamente, ritirando la mano con un gesto rapido. Poi con voce incerta, disse:

  -"D-Devo andare un attimo in bagno..."

  Si alzò di scatto e lasciò la cucina senza aspettare risposta.

  Appena arrivata in bagno, si guardò allo specchio. I suoi occhi erano lucidi, il respiro irregolare. Si appoggiò al lavandino, cercando di calmarsi.

  -"Akihiro... sei uno stupido" mormorò tra sè.

  Eppure, era proprio per la sua gentilezza che non riusciva a separarsi da lui.

  Dopo qualche minuto, prese un respiro profondo, si sistemò i capelli e uscì dal bagno. Doveva rimettere la maschera e tornare in cucina, come se nulla fosse successo.

  Dopo cena, Akihiro invitò Ayumi a seguirlo in camera sua.

  Quando entrarono, Ayumi si guardò attorno con un'espressione sorpresa. La stanza era ordinata e aveva un profumo delicato, quasi inaspettato. Incuriosita, si voltò verso di lui con un sorriso. -"è sempre così o hai pulito solo perchè sapevi che sarei venuta?"

  Akihiro si grattò la nuca, leggermente imbarazzato. -"è quasi sempre così" rispose con semplicità.

  Ayumi annuì, continuando a esplorare con lo sguardo. Notò la libreria piena di volumi ben disposti e si avvicinò, sfiorando alcuni libri con le dita. -"Hai parecchi libri" commentò.

  Akihiro, vedendola interessata, spiegò: -"Sono di mio padre. Li tiene qui per mancanza di spazio altrove."

  Ayumi annuì di nuovo, osservando ancora per qualche secondo la libreria, poi notò l'ora sul telefono e fece un piccolo sospiro. -"Devo tornare a casa" disse, rivolgendogli un sorriso leggero.

  Akihiro le restituì il sorriso. -"Sei sempre la benvenuta."

  Mentre si dirigeva verso l'uscita, la madre di Akihiro li intercettò nel corridoio. -"Ayumi, se vuoi, puoi restare qui stanotte" propose con un tono gentile.

  Ayumi spalancò gli occhi, sorpresa. -"Davvero? Sicura?" domandò, quasi incredula.

  La madre d Akihiro annuì con decisione. -"Certamente. Sarebbe bello averti ancora qui."

  Ayumi esitò per qualche istante, poi accettò con un sorriso grato e tornò indietro da Akihiro.

  Quando lui la vide rientrare, rimase per un attimo senza parole. -"Cosa è successo?" chiese, curioso.

  -"Tua mamma mi ha detto che posso restare stanotte" spiegò Ayumi.

  Akihiro avvertì un improvviso calore salirgli al viso. Dormire con una ragazza sotto lo stesso tetto... Involontariamente, il suo volto si fece rosso, ma cercò di mantenere il controllo. -"Bene... allora preparo un futon per te" disse, cercando di sembrare naturale.

  Mentre sistemava il futon, Ayumi si sedette sul letto, stringendo leggermente le mani sulle ginocchia. Dopo qualche secondo di silenzio, con voce tremante, chiese: -"Akihiro... cosa volevi dirmi prima?"

  Akihiro si bloccò. Per qualche istante restò immobile, senza sapere come rispondere. Poi, con un sospiro profondo, scosse la testa. -"Non era niente" mentì.

  Ayumi abbassò leggermente lo sguardo, come se avesse già previsto quella risposta. Fece un respiro profondo e poi, con voce quasi impercettibile, chiese: -"Ti piace Aoi?

  Akihiro spalancò gli occhi, colto all sprovvista. Il panico lo assalì. Sentiva il cuore battere forte nel petto, come se fosse stato colto in flagrante. Tuttavia, sapeva che non avesse senso mentire.

  -"...Sì" rispose infine, a bassa voce.

  Ayumi sorrise debolmente, ma non sembrava felice. Si alzò in piedi, abbassando lo sguardo a terra. -"Allora... direi che la nostra relazione può finire tra pochi giorni. Il tempo di pensare ad un piano."

  Akihiro si sentì improvvisamente vuoto. Era la cosa giusta, vero? Eppure, dentro di sè, provava un senso di malinconia. Guardò Ayumi mentre si avviava verso la porta, e prima che potesse uscire, trovò il coraggio di parlarle.

  -"Se vuoi... può durare ancora" disse, quasi senza pensarci. -"Ma senza esagerare."

  Ayumi si fermò. Rimase in silenzio per un attimo, poi, senza guardarlo, rispose piano. -"Vanno bene pochi giorni..."

  Raggiunse la porta e la aprì. Prima di uscire, aggiunse con voce bassa: -"Devo andare a casa... devo dare da mangiare ai gatti."

  Akihiro cercò di fermarla. -"Ma-"

  Ayumi scosse la testa. -"è tardi, Akihiro."

  E senza aggiungere altro, uscì dalla stanza.

  Quando la madre di Akihiro la vide lasciare la casa, si avvicinò subito al figlio con un espressione preoccupata. -"Akihiro... cosa hai fatto?"

  Lui sospirò, incerto. -"Non ho fatto niente. Ha solo detto che doveva dare da mangiare ai gatti."

  La madre lo scrutò per un momento, come se cercasse di leggere dentro di lui. Poi, ancora visibilmente preoccupata, annuì e lentamente lasciò la stanza.

  Akihiro rimase da solo, fissando il vuoto. Perchè si sentiva così? Perchè la sua decisione gli sembrava più pesante del previsto?

  Akihiro si stese sul letto, fissando il soffitto, mentre le parole di Ayumi gli riecheggiavano nella mente. -"Ti piace Aoi?" Quel semplice interrogativo aveva scosso qualcosa dentro di lui. Perchè le aveva risposto così in fretta? Perchè il pensiero di Ayumi che si allontanava gli faceva sentire un vuoto nel petto?

  Si portò un braccio sugli occhi, cercando di fermare il turbine di pensieri che lo stava soffocando. Era possibile che Ayumi fosse gelosa? Forse, in fondo, non era solo finzione per lei. Ma allora... perchè lui non riusciva a lasciarla andare con leggerezza?

  Un colpo di vento fece tremare la finestra. Fu allora che si accorse del rumore della pioggia, un ticchettio leggero all'inizio, poi sempre più insistente. Si alzò di scatto, il cuore battente nel petto. Non poteva lasciare che le cose finissero così. Non in quel modo.

  Senza pensarci due volte, infilò di fretta le scarpe e uscì di casa. L'aria notturna era fredda e umida, la pioggia gli bagnava subito i capelli e scivolava lungo il collo, ma non si fermò. Corse attraverso le strade illuminate dai lampioni tremolanti, con il respiro pesante e i vestiti che gli si incollavano addosso.

  Dove poteva essere?

  Si fermò un istante, ansimando, e lasciò vagare lo sguardo attorno a sè. La sua casa. Avrebbe dovuto essere lì. Girò l'angolo e raggiunse la porta. Bussò. Una volta. Due volte. Tre. Nessuna risposta. L'acqua gli colava lungo la fronte, gli occhi bruciavano, ma non si arrese.

  Pensa, Akihiro. Un posto che la rende felice...

  E allora gli venne in mente. Il centro commerciale.

  Con il cuore in gola riprese a correre, ignorando il freddo che gli mordeva la pelle. Quella sera c'era un concerto, probabilmente avrebbe chiuso più tardi.

  Doveva trovarla.

  Appena arrivato, si fermò un attimo sotto l'ampio ingresso illuminato. Le porte scorrevoli si aprirono davanti a lui, e un'ondata di aria calda lo avvolse. Fradicio, tirò fuori il telefono con le mani tremanti e iniziò a mandarle messaggi. Uno dopo l'altro.

  -"Dove sei?"

  -"Possiamo parlare?"

  -"Ayumi, rispondimi."

  Nessuna risposta. il cuore gli batteva forte, la testa gli pulsava. Scrutò la folla, gli sguardi felici delle persone che si muovevano tra i negozi e verso il palco del concerto.

  Poi ebbe un' idea. Aprì la schermata delle chiamate e premette sul suo nome. Portò il telefono all'orecchio. Uno squillo. Due. Tre. Sapeva che probabilmente non avrebbe risposto, ma sperava almeno di sentire la suoneria, un segnale, qualcosa che gli dicesse dove trovarla.

  E poi, nel frastuono della musica e delle voci, la vide.

  Seduta a un tavolo, in un piccolo bar vicino alla zona del concerto. La testa abbassata, le mani attorno a una tazza calda. I suoi capelli bagnati riflettevano la luce soffusa del locale. Ma non era sola.

  Di fronte a lei c'era un ragazzo.

  Akihiro si bloccò, il respiro spezzato, come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno nello stomaco. Il telefono gli scivolò leggermente dalla mano, ma lo strinse forte prima che potesse cadere. Guardava la scena senza avere il coraggio di muoversi.

  Avrebbe potuto entrare, chiamarla, cercare di risolvere tutto. Ma le gambe non si mossero. Per paura? Per vergogna? Per ansia? Non lo capiva nemmeno lui.

  Rimase lì, immobile, mentre l'acqua continuava a scorrergli addosso, lasciandogli addosso un freddo che non aveva nulla a che fare con il tempo.

  Forse questa era davvero la fine. Non voleva che finisse così, ma in quel momento capì che non poteva farci niente.

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